Nei sistemi di tracciabilità il vero protagonista non è il prodotto, ma l’informazione. L’etichetta da sola non basta più. Bisogna garantire un flusso informativo continuo, aggiornato, che non solo accompagni, ma cresca insieme e dentro al prodotto, tutelando diritti, qualità, ambiente, valore, sicurezza e reputazione.
La nuova frontiera dell’innovation technology è utilizzare il contenitore molecolare su cui l’informazione viaggia da sempre, la doppia elica che contiene il codice della nostra stessa esistenza: il DNA. Il cosiddetto Biotag è un timbro di “inchiostro simpatico”, riconoscibile solo attraverso apparecchiature specifiche, un marcatore naturale, sicuro, commestibile, insapore e inodore.
La sfida per garantire l’autenticità delle filiere nell'era dell’economia globale e della digital transformation si può vincere tornando alle origini... della Vita.
Esiste forse una filiera più lunga, complessa, creativa e integrata dell’Evoluzione Biologica?
“Noi esseri umani, non solo consumiamo e produciamo dati: siamo dati.”
Filippo Rizzante, CTO, Reply Group
L’Advanced Traceability è l’infrastruttura di tecnologie hardware e software utilizzata per raccogliere i dati provenienti da fonti diverse e trasformarli in informazione utile per il business. Consente di tracciare prodotti, materie prime, monitorare tutte le varie fasi di produzione, perfezionamento, distribuzione e di identificare i soggetti coinvolti lungo l’intera supply chain.
Con l’espressione Biotagging si fa riferimento ai marcatori basati su DNA e sostanze biologiche, alla creazione di marker invisibili costituiti, ad esempio, da proteine che inserite nel prodotto, ne permettono la tracciabilità.
Il Biotag può essere realizzato a partire dal DNA del prodotto stesso, oppure attraverso un DNA esterno, ad esempio ricavandolo da alcune alghe. Non c’è alterazione genetica. Il Biotag è come una tintura invisibile, indelebile, univoca e non manipolabile - perché molto più complessa dal punto di vista computazionale di un barcode tradizionale - che riduce al minimo i rischi di contraffazione, a discapito dell’eccellenza e della brand reputation, e garantisce la sicurezza alimentare e ambientale.
Usare il DNA come strumento di etichettatura, per contrassegnare e tracciare i prodotti nella catena di approvvigionamento e produzione può sembrare avveniristico, ma è estremamente attuale. Il mercato è pronto, i consumatori spingono, gli ordinamenti legislativi non limitano le sperimentazioni, creando lo spazio per sviluppare e testare nuove soluzioni. Reply per prima in Europa sperimenta nel settore del Food, ambito in cui i temi di sicurezza e salute impongono la massima attenzione e una regolamentazione strettissima.
La practice Reply dedicata al Biotagging accetta la sfida in Italia, il Paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione Europea.
Il lavoro di Reply ha per oggetto un grande protagonista della tradizione italiana: l’olio extra vergine d’oliva. Il progetto sull’olio EVO è stato concretamente testato attraverso un Proof of Concept con una cooperativa di produttori di Olio Extravergine di Oliva Biologico di Blera (VT) nell’alto Lazio.
Come garantire la qualità del prodotto dal terreno alla bottiglia? La sperimentazione, su un lotto non destinato alla vendita, è iniziata con il lavaggio delle olive raccolte dall’albero con un liquido a base di acqua contenente il Biotag ricavato da alcune alghe, presente in una percentuale talmente infinitesimale (nell’ordine delle parti per miliardo) da essere impercettibile e non alterare minimamente le caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto. Successivamente le olive hanno subìto tutte le varie fasi di lavorazione fino all’imbottigliamento in olio EVO.
Grazie al lavaggio con il Biotag è garantito che all’interno di ogni bottiglia d’olio prodotto siano utilizzate esclusivamente le olive di quel campo specifico. La bio-marcatura può, in alternativa, essere applicata ancor prima che le olive si separino dall’albero, spruzzandola direttamente sulla pianta.
La verifica dell’olio avviene poi attraverso un apposito macchinario in grado riconoscere il bio-marcatore e rilevarne la presenza nella percentuale corretta, verificando così che il prodotto non sia stato adulterato. In questo settore può accadere, come la cronaca denuncia, che vengano aggiunti altri oli vegetali più a buon mercato, colorati con clorofilla e/o betacarotene, se non addirittura di riscontrare un prodotto contraffatto con oli non commestibili, realizzati con scarti di lavorazione o con noccioli destinati a diventare combustibile.
Oltre a proteggere la purezza, la conformità alla produzione e la denominazione di origine dell’olio d’oliva, esistono naturalmente molti altri scenari in cui è possibile implementare Biotag e Tracciabilità avanzata. Ad esempio il monitoraggio della qualità e della provenienza del tessuto di cotone utilizzato su una camicia. Oppure la garanzia che i cereali che consumiamo siano assolutamente sostenibili, biologici, non OGM e non sfruttatori.
Le possibilità sono infinite anche per i mercati della moda, del lusso, dell’arte, delle pietre preziose, delle materie plastiche e dei combustibili fossili.
Lo studio analizza gli attuali fornitori di soluzioni biotagging e di tracciabilità avanzata per capire come funzionano queste tecnologie, gli approcci utilizzati e gli obiettivi fissati. Lo studio analizza anche le tendenze del mercato in aree specifiche del biotagging e della tracciabilità avanzata per identificarne esigenze e soluzioni attuali.