Pre-riforma 2019
Tutto sommato gli investitori hanno manifestato in questi anni un certo interesse verso questa forma di risparmio e in effetti, già dal 2017, anno di lancio dei PIR, il fenomeno si è sviluppato dando ottimi segnali al mercato.
Considerando nuovi fondi PIR-conformi e la conversione di fondi pre-esistenti in fondi PIR-conformi, la raccolta cumulata è stata di circa €15,8 miliardi.
Nel 2018 la raccolta cumulata è arrivata sino a €17,4 miliardi. Sebbene la raccolta cumulata sia cresciuta, non si può dire la stessa cosa dei rendimenti che hanno sofferto il rialzo dello spread, confermando il timore del “rischio Italia” di molti addetti ai lavori. Solo il 20% dei fondi ha avuto performance positive con una media di guadagno del +1,28% mentre complessivamente il mercato dei fondi PIR-conformi ha portato a perdite medie pari al -1,02%. Bisogna tenere in considerazione che la media dei soli costi di gestione è stata pari a 1,71% e quindi le SGR si sono “mangiate” gran parte dell’esenzione fiscale destinata ai privati. Mediamente, i costi di gestione di un fondo tradizionale si aggirano al di sotto dell’1,1%.
Tuttavia, nel 2018 si è riscontrata una maggiore concorrenza dei costi tra SGR. A questo proposito, i fondi ETF si sono rivelati una buona opportunità per gli investitori.
Maggio 2019: Il decreto attuativo per i nuovi PIR
La manovra di bilancio dello scorso maggio 2019 ha introdotto alcune novità per i PIR che sono stati stipulati a partire dal primo gennaio 2019; si tratta di alcuni vincoli aggiunti all’investimento.
A differenza dei vecchi PIR, i nuovi devono:
Investire in fondi italiani di Venture Capital almeno il 3,5% del patrimonio
Investire in azioni di PMI quotate nel segmento AIM di Borsa Italiana almeno il 3,5%
Le PMI, in particolare, sono piccole e medie imprese che, per rientrare in questa categoria, devono rispettare dei limiti occupazionali e finanziari, stabiliti dall’Unione Europea, presenti nella tabella riportata qui sotto.
Tabella requisiti PMI
Tipo | Occupati | Fatturato (in mln Euro) | Totale bilancio (in mln Euro) |
Media Impresa | < 250 | ≤ 50 | ≤ 43 |
Piccola Impresa | < 50 | ≤ 10 | ≤ 10 |
Micro Impresa | < 10 | ≤ 2 | ≤ 2 |
https://www.soldionline.it/guide/prodotti-finanziari/piani-individuali-di-risparmio-pir
Gli svantaggi della nuova riforma e lo stato attuale
Secondo alcuni studiosi le novità del 2019 sono destinate a far affossare definitivamente il comparto.
Si ritiene che i nuovi vincoli aggiunti rendano difficile la composizione di un portafoglio performante per gli investitori in termini di vantaggi fiscali.
Nel corso del secondo trimestre, i fondi PIR, hanno registrato una raccolta netta negativa per 348,3 milioni, rispetto ai -2,2 milioni del primo trimestre del 2019 e le masse totali sono passate da 18,8 a 18,5 miliardi; l’Osservatorio de Il Sole24Ore-Plus a luglio e ad agosto indica uscite pari rispettivamente a -151 milioni e -46 milioni, e una raccolta netta da inizio anno a -546 milioni.
Le modifiche apportate alla normativa stanno, quindi, diminuendo drasticamente l’attrattività dello strumento. Avendo registrato deflussi durante questo anno con l’entrata in vigore dei nuovi vincoli, il presidente di Assogestione ha auspicato un ritorno alla vecchia normativa e, inoltre, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha dichiarato che si potrebbe rimettere mano alla normativa introdotta dalla legge di bilancio 2019. In attesa di capire se si deciderà di tornare alle vecchie regole sono sempre di più il numero di investitori che puntano il dito contro questi nuovi piani.
Il ripristino della vecchia norma sui PIR, che aveva avuto successo nel convogliare il risparmio verso le imprese italiane, sicuramente gioverebbe gran parte degli investitori.